Non esiste un discrimen univoco per definire un'età specifica di passaggio dal discente infantile all'allievo adulto, ma si possono individuare delle tassonomie che caratterizzano un modo consapevole di accostarsi a nuove esperienze di apprendimento.Fondamentalmente possiamo individuare tre criteri indicativi:
Ogni dimensione è scomposta in cinque livelli di complessità , tali per cui l'allievo si sposta gerarchicamente verso i livelli superiori, caratterizzati da una sempre maggiore padronanza ed elaborazione autonoma delle abilità possedute.L'utilità di queste tassonomie si rivela strategica al fine di un processo educativo di successo, in quanto permettono di identificare le abilità con cui ogni studente entra nel processo di apprendimento, di specificare a quale livello si collocano gli obiettivi da raggiungere, e infine, di valutare l'efficacia dell'azione formativa nel raggiungimento delle mete fissate. Pertanto, bisogna prevedere una maggiore partecipazione dell'allievo nel progettare nuovi apprendimenti, in modo tale che essi non entrino in conflitto con una struttura di conoscenze e modalità cognitive-comportamentali sviluppate nel corso degli anni. Ovviamente ci saranno delle occasioni in cui l'adulto si confronterà con argomenti e modalità totalmente nuovi, ma anche in questi casi gli schemi cognitivi strutturati nel tempo lo indurranno euristicamente ad affrontare il nuovo in modo personale e coerente al suo precedente vissuto da discente.La fissità mentale è lo scotto che l'essere umano deve pagare per la sua reattività al già noto, ma il bias spesso negli adulti accentua le difficoltà d'apprendimento, specialmente per l'uso degli strumenti tecnologici e multimediali
il processo creativo
8 anni fa
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